La testimonianza:
“…ciò che ha segnato per sempre la mia vita”
Erano anni che il mio parroco raccontava le sue esperienze missionarie in India e così nel 2003 decisi di accompagnarlo. Oltre a lui – padre Anselmo Morra sj – era con me don Piero Laterza, figura fondamentale nel mio cammino e per la vita di quello che diventerà il Comitato di Iniziativa Umanitaria SoS India ONLUS.
Fatte le vaccinazioni di rito, ottenuti i visti e preparate due grandi valigie, sono partita alla volta di una delle esperienze che più di altre hanno influito sulla mia vita adulta e sul mio rapporto con la fede, ma ancora non sapevo cosa sarebbe irrimediabilmente cambiato in me.
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In quelle settimane visitai diverse realtà dal sud al nord dell’India, un calendario fitto d’incontri ed emozioni, ma nulla a che vedere con quanto successe a Matigara…
Arrivammo sul far della sera in questa località nella provincia di Siliguri (West-Bengala) attraversata da grandi fiumi, ai piedi delle alte catene montuose dell’Himalaya. Un’area dal clima molto umido e freddo. Ero ospite nella casa provinciale dei Padri Gesuiti. Una casa povera ma decorosa, dove al mattino si beve il thè e tutte le volte che senti fame ti offrono un altro bicchiere di thè… poi c’è il riso, a pranzo e a cena, ovviamente. A quella tavola ho conosciuto dei sacerdoti indiani molto giovani – i padri gesuiti Cherian, Freddy, Julius – ma anche Fratel Bob, un canadese di una grande umanità che nel 1971 aveva fondato l’ospedale Jesu Ashram per venire incontro ai bisogni dei poveri.
Ci fermammo un paio di giorni e visitai le loro realtà missionarie. La scuola diurna per i bambini tra i 7 e i 12 anni di età e quella serale per quelli di loro che durante il giorno lavoravano come spaccapietre sulla riva del fiume; il centro di ritrovo in cui le ragazze imparavano a conoscere i doveri (accudire la famiglia e allevare i bambini) ma soprattutto i loro diritti di donne e lavoratrici delle piantagioni del the. E poi c’era l’ospedale, dove tutte le persone indigenti sono curate gratis indipendentemente dal loro credo. Lebbra e tubercolosi erano le malattie più comuni tra i bambini e gli anziani ricoverati.
In quel luogo ho visto cose che mi hanno fatto rabbrividire e vergognare come persona umana, ma soprattutto come cristiana.
Ho visto la sala operatoria con pochi ferri chirurgici tutti arrugginiti; come attrezzatura per la diagnostica c’era un solo vecchio microscopio… Quando passavo per le corsie – se vogliamo chiamarle tali – vedevo letti arrugginiti ricoperti di stracci che i malati si erano portati da casa, ciotole vecchie e sacchetti con le poche cose che ognuno di loro possedeva. I Padri che mi accompagnavano per quei corridoi si fermavano ad ogni letto e per ognuno avevano una carezza, una parola. Li conoscevano uno ad uno e mi raccontavano la loro vita. Con i miei occhi ho visto i vari stadi della lebbra, bambini mutilati di mani, piedi, braccia perché i loro genitori non avevano quelle poche rupie che servivano per la cura. Mentre avanzavo, io – che mi reputo una cristiana – pregavo il Signore dentro di me chiedendogli di darmi la forza per andare avanti, e che nessuno mi toccasse perché mi facevano ribrezzo.
Credetemi mi sono vergognata. E mi sono interrogata sulla qualità del mio essere cristiana.
Abbiamo tutto e siamo degli infelici. Loro non hanno niente, ma sanno ringraziare il loro Dio del poco o del niente che hanno. Per una pastiglia di Buscopan o un’aspirina s’inginocchiano a baciarti i piedi … Non posso dimenticare le mani e i piedi di quei gesuiti e di quelle suore, piene di tagli e di calli, e delle cure e del conforto che riservavano a ognuno di quei malati facendoli sentire amati e importanti come mai forse lo erano stati. Quella sera feci loro una promessa: tornata in Italia avrei fatto qualcosa per aiutarli ad alleviare le sofferenze di quelle persone.
Poche settimane dopo, rientrata a Torino, iniziai a raccontare il mio viaggio e a condividere con alcune famiglie del condominio e alcuni amici l’esperienza e le emozioni di quei giorni indelebili.
Così è nato nel 2004 il Comitato di Iniziativa Umanitaria SoS India ONLUS.
Da allora manteniamo fede al nostro impegno raccogliendo fondi e risorse da consegnare direttamente e senza intermediari all’ospedale Jesu Ashram di Matigara e ad altre missioni cattoliche in India che operano a servizio della popolazione più bisognosa accogliendo e restituendo la dignità a persone di ogni età, etnia o religione, provvedendo alla loro salute, sostentamento, educazione e istruzione.
![Don Piero Laterza](https://sosindia.it/wp-content/uploads/2020/11/Don-Piero-lebbrosario_LR-1.jpg)
Don Piero Laterza
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